Teodicea agostiniana

Agostino di Ippona (354–430) ritratto da Botticelli (1445–1510). Agostino è ritenuto il primo ad aver formulato una forma di teodicea che ora porta il suo nome.

La teodicea agostiniana, che prende il nome dal filosofo e teologo Agostino di Ippona (IV-V secolo), è una teodicea cristiana concepita per rispondere al problema del male. Come tale, essa cerca di spiegare l'esistenza di un Dio infinitamente buono e onnipotente in contrasto con la presenza del male nel mondo. Nel corso della storia sono state proposte diverse varianti di queste teorie ma il filosofo John Hick riconobbe le loro somiglianze, classificandole come "agostiniane". Di norma, esse affermano che Dio è il bene perfetto, che ha creato il mondo dal nulla, e che il male è il risultato del peccato originale dell'umanità. L'ingresso del male nel mondo è generalmente spiegato come una punizione per il peccato e la sua continua perseveranza da parte degli uomini a causa dell'abuso del libero arbitrio. La bontà e la benevolenza di Dio, secondo la teodicea agostiniana, rimangono comunque perfette, senza che egli abbia responsabilità per il male o per la sofferenza.

Agostino di Ippona fu il primo a sviluppare questa forma di teodicea. Egli respinse l'idea che il male esista in sé, descrivendolo invece come una corruzione della bontà causata dal peccato. Agostino credeva nell'esistenza di un inferno fisico come luogo di espiazione per il peccato ma tuttavia sosteneva che coloro che avessero scelto di accettare la salvezza di Gesù Cristo sarebbero stati destinati al Paradiso. Tommaso d'Aquino, influenzato da Agostino, propose una teodicea simile basata sulla considerazione che Dio è bontà e che non ci può essere alcun male attribuibile a lui. Egli credeva che l'esistenza del bene permettesse al male di esistere per colpa degli esseri umani. Agostino influenzò anche Giovanni Calvino il quale a sua volta sostiene che il male è il risultato del libero arbitrio, che il peccato corrompe l'uomo e che è necessaria la grazia di Dio per poter usufruire di una guida morale.

La teodicea fu criticata da un contemporaneo di Agostino, Fortunato, un sacerdote manicheo che sosteneva che Dio doveva essere implicato nel male[1] e il teologo settecentesco Francesco Antonio Zaccaria criticò il concetto agostiniano del male poiché non contemplava la sofferenza umana. John Hick presentò una teodicea alternativa dove il male era considerato come necessario per lo sviluppo degli esseri umani; i teologi del processo sostengono invece che Dio non è onnipotente e quindi non può essere responsabile per il male. L'approccio logico di Agostino è stato adattato, tra gli altri, da Alvin Plantinga nel 1980 il quale difende il libero arbitrio e cerca di rispondere solo al problema logico del male. Tale difesa (non considerabile come una "teodicea" corretta) non cerca di dimostrare l'esistenza di Dio o la sua probabile esistenza, ma dimostra che l'esistenza di Dio e la presenza del male nel mondo non sono in logica contraddizione.

  1. ^ S. Agostino, Contro Fortunato

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